I pantani di Accumuli

Un microcosmo che merita una visita, e forse in ogni stagione.
Il regno del silenzio e delle praterie, delle linee morbide e della pace. Il “Piano dei Pantani” di Accumoli, incastrato in un lembo di terra al confine tra Lazio, Umbria e Marche, un’area dichiarata sito di Importanza comunitaria della Rete Natura 2000, e che ospita una serie di piccoli laghetti, i Pantani, dove è facile trovare cavalli allo stato brado o piccole mandrie di bovini.


Oggi sono andato a visitare un piccolo altopiano di una ottantina di ettari, circondato da tondi rilievi che formano le ultime propaggini dei Sibillini verso Ovest, sopra il paese di Accumuli a quota 1600m., il regno del silenzio e delle praterie, delle linee morbide e della pace che tutto questo restituisce. Sto parlando del “Piano dei Pantani” di Accumoli, incastrato in un lembo di terra al confine tra Lazio, Umbria e Marche, un’area che è stata dichiarata sito di Importanza comunitaria della Rete Natura 2000, e che ospita appunto una serie di piccoli laghetti, i Pantani, dove è facile trovarsi circondati da cavalli allo stato brado o da piccole mandrie di bovini. Ci serviva togliere la pigrizia che ci aveva sopraffatto e rimettere in moto le gambe dopo questa strana sindrome influenzale che ci ha tenuto su divano per svariati giorni, ci servivano chilometri facili, non pochi, ma senza troppo dislivello, ci serviva un motivo per farlo e quindi un obiettivo, i Pantani mi sono sembrati l’ideale. Di norma per i Pantani si parte da Capodacqua ma in questo caso il dislivello sarebbe aumentato non poco, si raggiungono partendo anche da Forca Canapine che fa diventare l’escursione poco più di una passeggiata, per allungarla un po’ siamo partiti dal valico del rifugio Perugia, salito e risceso il monte Cappelletta dominato dagli impianti da sci ormai abbandonati di Forca Canapine e siamo arrivati al valico omonimo, da qui inoltrandoci per un’ampia carrareccia abbiamo raggiunto i Pantani. La piana di Castelluccio e il Redentore hanno fatto da sfondo nella prima parte, la piana di Norcia per un breve tratto e la Laga col Pizzo di Sevo nel secondo; la dominante dell’intera escursione sono state però le linee morbide delle montagne di questo versante dei Sibillini, le vaste praterie, silenziose e poco frequentate in questo periodo dell’anno. Undici chilometri con un dislivello di quasi cinquecento metri di tranquilla escursione, di quelle da cui ti aspetti indietro solo la piacevole sensazione dello scorrere lento del tempo in un contesto naturalistico familiare e bello. Il monte Cappelletta è un 1654m. docile da salire quando parti dai 1500m. del valico del rifugio Perugia, dalla sua vetta, a parte i ruderi degli impianti sciistici si gode un panorama su tutta la piana di Castelluccio e sulla dorsale che fila dal Redentore al Bove, sul versante Nord della Laga dal Comunitore al Sevo, e se le nuvole non l’avessero impedito sui profili del Terminillo. La discesa dal monte Cappelletta senza traccia e per praterie è senza difficoltà fino alla stazione degli impianti, dal li continuando sulla dorsale si evita la strada asfaltata e si raggiunge comodamente Forca Canapine da dove si imbocca l’evidente strada sterrata che si inoltra superando modestissimi dislivelli sotto il monte Serra e il monte Salaiole fino ad affacciarsi, quando ci si avvicina a Forca dei Pantani, sul lungo profilo del monte dei Signori. I Pantani sono vicini, superata la sella lentamente ci si affaccia sulla piccola piana disegnata dalle irregolari gemme dei laghetti, oggi, in una giornata calma e priva di vento, degli specchi incredibili che rimandano il profilo che hanno intorno (+1,40 ore). Scendiamo sulla piana per raggiungere i laghetti, sono protetti da una recinsione, probabilmente per evitare che siano invasi dagli animali allo stato brado ma qua e la è divelta per cui tanti saluti alla buona volontà di preservarli dallo “sporco” che inevitabilmente li profanerebbe; oggi i pochi cavalli che ci sono rimangono sulle alture, è incantevole inoltrarsi tra questi effimeri e immobili specchi d’acqua, fin tanto il sole non è stato coperto dalle nuvole i riflessi erano qualcosa di incedibile, perfino azzurri come se fossero profondi chissà quanto. Il silenzio faceva rumore, altre due coppie di escursionisti vagavano lentamente nella piana quasi a cercare di disturbare il meno possibile l’equilibrio e la calma di questo piccolo angolo di territorio. I Pantani sono a tutti gli effetti dei piccoli laghetti, ricordano quelli effimeri della piana di Castelluccio ma al contrario di questi sono permanenti, gemme nel mezzo della prateria, dove si specchiano le nuvole, i boschi bruniti, le linee delle dolci alture intorno. Facciamo appena in tempo a compiere un giro perlustrativo per tutta la piana che il sole si copre, arrivano nuvole scure, i laghetti si spengono, alcuni diventano neri, dipende ovviamente dall’angolazioni che si osservano, un’altra fotografia, un altro profilo per gustarsi questo mondo così particolare. Riprendiamo la via del rientro, ovviamente sulla stessa dell’andata, non risaliamo il monte Cappelletta ma lo aggiriamo sul lato est che dà sulla piana di Castelluccio, senza troppi dislivelli, traversando in alcuni tratti su tracce appena intuibili e forse frutto del calpestio degli animali, raggiungiamo il valico e l’auto (+1,50 ore). Semplice escursione ma siamo comunque andati oltre le aspettative in ordine di chilometraggio e impegno, la speranza è che ci aiuti a tornare presto ad un minimo di forma accettabile; dal punto di vista paesaggistico invece è stata molto gratificante, ho finalmente dato un volto a questa unicità del nostro territorio che sono i Pantani e mi sono fatto avvolgere ancora dai Sibillini. E’ davvero bello avere queste montagne a due passi da casa.